TEATRO CLASSICO
Difendiamo il teatro classico, che rimarrà sempre la base di quello contemporaneo e di ricerca. Senza esso, non si può capire e gustare a pieno l’altro: sono due facce della stessa medaglia.
La Bottega del Caffè di Carlo Goldoni
Allegra commedia che si discosta dalle altre opere goldoniane per la tipologia dell’intreccio. Come dice lo stesso Goldoni nelle sue memorie, la sua intenzione non era di rappresentare una vicenda ben precisa, ma di dipingere una piazzetta di Venezia e la vita delle persone che gravitavano intorno ad essa. Ecco quindi che tutta la scena non è altro che uno scorcio di realtà portato in teatro: ad ogni personaggio corrisponde un preciso carattere nel quale ogni spettatore può riconoscersi o ritrovare qualche suo conoscente. Tutto si svolge intorno ad una bottega del caffè, luogo di ritrovo di avventori abituali e di passaggio. La proprietaria è il personaggio chiave che tiene in fila gli avvenimenti mantenendo saldo il buon senso laddove viene a mancare. Donna onesta si impegnerà a riparare l’infelice matrimonio tra Eugenio e Vittoria: lui, posto ormai sulla cattiva strada, lei virtuosa e paziente, ma vicina alla disillusione. A questi si aggiunge Don Marzio, maldicente comico ed originale, che creerà malintesi ed incomprensioni. La commedia, chiaramente, ha lieto fine: tutto rientra nell’etica e nella morale comune, che vede trionfare il bene e punire il male. Don Marzio, che mai aveva messo in dubbiosa bontà le sue azioni, sarà accusato di calunnia, indiscrezione e spionaggio e costretto a lasciare Venezia, ma…
Un curioso accidente di Carlo Goldoni
“L’argomento di questa commedia non è che un fatto vero, verissimo, accaduto, non molto tempo fa, in una città di Olanda. Mi fu raccontato da persone degne di fede in Venezia al Caffè della Sultana, nella Piazza di S. Marco, e le persone medesime mi hanno eccitato a formarne una comica rappresentazione”. Così scrive Goldoni in una nota introduttiva (“L’autore a chi legge”) a “Un curioso accidente”, commedia scritta nel 1760 ed ambientata a L’Aja, in una nobile dimora olandese, intorno alla seconda metà del Settecento. Sotto il ben congegnato meccanismo scenico affiorano aspetti centrali dell’arte goldoniana: il gioco della seduzione, i diversi modi di intendere ed affrontare l’amore, l’eterno conflitto tra genitori e figli. Da una parte un padre che, troppo compiaciuto del successo sociale, non sa capire i sentimenti della figlia e, dall’altra, una figlia che non osando sfidare direttamente l’autorità paterna, nasconde il suo amore contrastato con un sotterfugio che innesterà tutta una serie di “curiosi” equivoci. Ne risulta una commedia che ha l’aspetto di un divertissement leggero con un intreccio piacevole, semplice e trasparente, privo di trame intricate e complesse: il cerchio tracciato racchiude la vita, senza nasconderla e senza spegnerla. E la vita è colma di tenerezze, di sogni, di malinconie, di piccole pazzie e di grandi tracotanze, di cuore e di ragione, di tirannia ed amore.
Le donne curiose di Carlo Goldoni
E’ con straordinario talento che Carlo Goldoni affronta, in questa divertente commedia scritta nel 1753, il tema della curiosità, caratteristica che, da sempre, è stata attribuita all’universo femminile. Beatrice e Rosaura impazziscono dalla voglia di vedere cosa accade nel “Ridotto di Messer Pantalone”, luogo di ritrovo dei loro rispettivi compagni con gli amici. La prima è convinta che il marito giochi, la seconda teme che il futuro sposo frequenti altre donne. A queste si aggiunge la cameriera, Corallina, che, più curiosa di tutte, saprà ingegnarsi per riuscire a sottrarre le chiavi del “Ridotto” al suo padrone e mettere finalmente piede in questo luogo proibito. Un omaggio alle donne, ai loro dolci difetti e agli ingegnosi progetti che riescono sempre ad attuare; e un ringraziamento agli uomini che, ognuno a proprio modo, sanno comprenderle e accettarle come sono.
La carovana delle maschere
Non poteva mancare nel nostro repertorio uno spettacolo dedicato alle origini della famiglia Lelio: il periodo della commedia dell’arte, iniziato in Italia nel XVI secolo e rimasta popolare fino al XVII secolo. Attori girovaghi (comici) allestivano all’aperto, con una scenografia fatta di pochi oggetti, rappresentazioni basate non su testi scritti (copioni) bensì su canovacci con il solo ausilio della loro capacità di improvvisazione (da qui commedia all’improvviso) e della loro arte estemporanea. La compagnia più famosa, fra quelle antiche, fu la Compagnia dei Gelosi dove si distinse il capocomico Francesco Andreini, in arte Capitan Spaventa il cui figlio, Giambattista, diventerà la maschera Lelio, carattere dell’amante corrisposto. Con gli anni Giambattista Andreini lascerà da parte il suo cognome e comincerà a firmarsi come Lelio. Di qui l’origine di una delle famiglie d’arte più importanti d’Italia: i Lelio. Nel nostro allestimento abbiamo voluto dare una forte impronta storica basandoci su un fatto realmente accaduto: la terribile pestilenza a Venezia che decimò la città. Una compagnia di comici dell’arte farà il suo ingresso in scena, creando un gioco di teatro nel teatro e rappresentando spontaneamente, senza forzature, la vita dei “figli d’arte” con testi e canovacci originali del tempo.